Sofia Ravasi
La madre di Livio Garzanti è una figura che merita di essere approfondita per capire l’ampio raggio del suo impegno nell’ambito sociale e culturale della Milano della prima metà del Novecento a favore sopratutto dei giovani e delle donne. Grazie a lei la casa editrice Garzanti pubblica tutte le opere della pedagogista Maria Montessori.
Biografia
Mentre la biografia del grande editore è nota, la figura della madre è ancora poco studiata ma merita sicuramente di essere approfondita per capire meglio l’ampio raggio del suo impegno nell’ambito sociale e culturale della Milano della prima metà del Novecento e il suo ruolo nella filantropia femminile italiana.
Sofia Ravasi nasce a Milano il 5 dicembre 1886 da una famiglia benestante. Il padre Luigi è un noto industriale della seta alla guida un’azienda tessile considerata una vera e propria istituzione nel panorama milanese del tempo.
Dopo gli studi classici, perfeziona la conoscenza della lingua e letteratura francese e nel 1910 pubblica il saggio “Leopardi e M.me de Staël“, un’analisi dettagliata del confronto tra i due autori, mettendo in luce le influenze reciproche delle loro opere.
Accanto all’attività di insegnante, inizia a collaborare con l’Institut français di Milano, un centro culturale che fungeva da ponte tra le culture italiana e francese, facilitando lo scambio tra artisti e intellettuali dei due paesi.
In questi anni Sofia Ravasi collabora anche con riviste come “Vita internazionale“, l’organo ufficiale della Società internazionale della Pace, e “Vita fraterna“, piccola rivista milanese nata nel 1917 che Gobetti descrive come “rivista di apostolato mazziniano, specialmente indirizzata alle lettrici” in cui si esprime una tradizione lombarda in cui confluiscono risorgimentalismo, conciliatorismo ed emancipazione femminile.
Con il suo coinvolgimento nel “Bollettino” dell’associazione femminile milanese Lyceum inizia il suo percorso di impegno sociale per la promozione dell’istruzione e l’emancipazione delle donne.
Durante la Prima Guerra Mondiale si dedica all’assistenza alle persone più fragili, collaborando strettamente con il Lyceum per fornire sostegno morale e materiale alle famiglie colpite dalla guerra.
Questo coinvolgimento la porta a incrociare il cammino dell’Unione Femminile Nazionale, organizzazione fondata nel 1899 a Milano per l’emancipazione delle donne attraverso l’acquisizione di diritti politici, sociali, civili.
Nel 1917 assieme a Paola Tarugi, laureata in legge e prima assistente sociale italiana, ne dirige il settimanale “La voce nuova. Giornale delle donne italiane”. La rivista è tra i sostenitori del congresso per il suffragio femminile che si svolge dell’aprile 1919 a Milano.
Nel 1920 Sofia Ravasi sposa l’imprenditore Aldo Garzanti e l’anno successivo nasce il figlio Livio.
Durante il periodo post-bellico viene chiamata dal Comitato di Assistenza presso la Corte d’appello di Milano per condurre un’inchiesta approfondita sulle condizioni dell’infanzia in Lombardia. Il progetto, durato diversi anni e completato nel 1927, viene poi pubblicato nel 1931 da Vallecchi di Firenze.
Nel 1938, il suo interesse per l’educazione e la formazione delle nuove generazioni continua con l’organizzazione di un ciclo di conferenze dal titolo “Il giornale parlato” presso la casa editrice del marito Aldo Garzanti.
Dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale, il suo coinvolgimento attivo e l’impegno nell’ambito sociale e culturale trovano una delle loro espressioni più significative nell’adesione alla Federazione italiana donne nelle arti e nelle professioni (FIDAPA), creata nel 1929 dai tre circoli femminili di Roma, Milano e Napoli. Ispirandosi all’istituzione americana, accogliendo fra le socie le professioniste dell’accademia e delle arti, la federazione intendeva «potenziare il senso di responsabilità nella donna lavoratrice; elevarne il livello di cultura e di preparazione; renderla idonea a intraprendere qualsiasi carriera, senza discriminazione di sesso».
Durante il suo mandato come presidente nazionale della FIDAPA dal 1953 al 1956, Sofia Ravasi gioca un ruolo fondamentale nell’ampliamento delle iniziative dell’associazione. Organizza conferenze e seminari su tematiche come l’istruzione, la formazione professionale, la parità di genere e i diritti delle donne.
Nel 1946, dà vita alla Scuola per assistenti sociali presso la Società Umanitaria di Milano, contribuendo a fornire formazione e competenze necessarie per lavorare alle fasce svantaggiate della società.
Uno dei suoi contributi più significativi alla cultura italiana è legata all’amicizia con Maria Montessori, con cui dal 1948 intraprende una fitta corrispondenza, diventando una convinta sostenitrice dei suoi metodi pedagogici. Dal 1949 fa pubblicare da Garzanti tutte le opere della pedagogista. Tre anni dopo apre una Casa dei bambini a Milano in zona di Porta Ticinese, subito dopo una seconda e nel 1953 una terza nell’edificio di via Milazzo vicina alla chiesta di S. Maria Incoronata.
Sofia Ravasi si spegne a Milano il 23 ottobre 1977.
Mentre la biografia del grande editore è nota, la figura della madre è ancora poco studiata ma merita sicuramente di essere approfondita per capire meglio l’ampio raggio del suo impegno nell’ambito sociale e culturale della Milano della prima metà del Novecento e il suo ruolo nella filantropia femminile italiana.
Sofia Ravasi nasce a Milano il 5 dicembre 1886 da una famiglia benestante. Il padre Luigi è un noto industriale della seta alla guida un’azienda tessile considerata una vera e propria istituzione nel panorama milanese del tempo.
Dopo gli studi classici, perfeziona la conoscenza della lingua e letteratura francese e nel 1910 pubblica il saggio “Leopardi e M.me de Staël“, un’analisi dettagliata del confronto tra i due autori, mettendo in luce le influenze reciproche delle loro opere.
Accanto all’attività di insegnante, inizia a collaborare con l’Institut français di Milano, un centro culturale che fungeva da ponte tra le culture italiana e francese, facilitando lo scambio tra artisti e intellettuali dei due paesi.
In questi anni Sofia Ravasi collabora anche con riviste come “Vita internazionale“, l’organo ufficiale della Società internazionale della Pace, e “Vita fraterna“, piccola rivista milanese nata nel 1917 che Gobetti descrive come “rivista di apostolato mazziniano, specialmente indirizzata alle lettrici” in cui si esprime una tradizione lombarda in cui confluiscono risorgimentalismo, conciliatorismo ed emancipazione femminile.
Con il suo coinvolgimento nel “Bollettino” dell’associazione femminile milanese Lyceum inizia il suo percorso di impegno sociale per la promozione dell’istruzione e l’emancipazione delle donne.
Durante la Prima Guerra Mondiale si dedica all’assistenza alle persone più fragili, collaborando strettamente con il Lyceum per fornire sostegno morale e materiale alle famiglie colpite dalla guerra.
Questo coinvolgimento la porta a incrociare il cammino dell’Unione Femminile Nazionale, organizzazione fondata nel 1899 a Milano per l’emancipazione delle donne attraverso l’acquisizione di diritti politici, sociali, civili.
Nel 1917 assieme a Paola Tarugi, laureata in legge e prima assistente sociale italiana, ne dirige il settimanale “La voce nuova. Giornale delle donne italiane”. La rivista è tra i sostenitori del congresso per il suffragio femminile che si svolge dell’aprile 1919 a Milano.
Nel 1920 Sofia Ravasi sposa l’imprenditore Aldo Garzanti e l’anno successivo nasce il figlio Livio.
Durante il periodo post-bellico viene chiamata dal Comitato di Assistenza presso la Corte d’appello di Milano per condurre un’inchiesta approfondita sulle condizioni dell’infanzia in Lombardia. Il progetto, durato diversi anni e completato nel 1927, viene poi pubblicato nel 1931 da Vallecchi di Firenze.
Nel 1938, il suo interesse per l’educazione e la formazione delle nuove generazioni continua con l’organizzazione di un ciclo di conferenze dal titolo “Il giornale parlato” presso la casa editrice del marito Aldo Garzanti.
Dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale, il suo coinvolgimento attivo e l’impegno nell’ambito sociale e culturale trovano una delle loro espressioni più significative nell’adesione alla Federazione italiana donne nelle arti e nelle professioni (FIDAPA), creata nel 1929 dai tre circoli femminili di Roma, Milano e Napoli. Ispirandosi all’istituzione americana, accogliendo fra le socie le professioniste dell’accademia e delle arti, la federazione intendeva «potenziare il senso di responsabilità nella donna lavoratrice; elevarne il livello di cultura e di preparazione; renderla idonea a intraprendere qualsiasi carriera, senza discriminazione di sesso».
Durante il suo mandato come presidente nazionale della FIDAPA dal 1953 al 1956, Sofia Ravasi gioca un ruolo fondamentale nell’ampliamento delle iniziative dell’associazione. Organizza conferenze e seminari su tematiche come l’istruzione, la formazione professionale, la parità di genere e i diritti delle donne.
Nel 1946, dà vita alla Scuola per assistenti sociali presso la Società Umanitaria di Milano, contribuendo a fornire formazione e competenze necessarie per lavorare alle fasce svantaggiate della società.
Uno dei suoi contributi più significativi alla cultura italiana è legata all’amicizia con Maria Montessori, con cui dal 1948 intraprende una fitta corrispondenza, diventando una convinta sostenitrice dei suoi metodi pedagogici. Dal 1949 fa pubblicare da Garzanti tutte le opere della pedagogista. Tre anni dopo apre una Casa dei bambini a Milano in zona di Porta Ticinese, subito dopo una seconda e nel 1953 una terza nell’edificio di via Milazzo vicina alla chiesta di S. Maria Incoronata.
Sofia Ravasi si spegne a Milano il 23 ottobre 1977.
PER APPROFONDIRE
- FIDAPA. Storia 1930-1989, Trieste, Arti grafiche, 1989, p. 15
- Marta Boneschi, Di testa loro: Dieci italiane che hanno fatto il Novecento, Mondadori 2002
- Mario Isnenghi, Giuseppe Borgese, “Mezzo secolo dalla parte dei bambini”, Corriere della sera, 15 ottobre 2003
- Luisa Lombardi, Sofia Ravasi, Dizionario Biografico dell’Educazione 1800-2000
- Sofia Ravasi, Leopardi et M.me de Staël, Milano, Tip. Sociale, 1910, ristampa anastatica Centro nazionale di studi leopardiani, Fondazione Garzanti, 1999, p.VIII