Senectus Open

Dopo la positiva esperienza Careseekers, nel 2024 la fondazione ha collaborato dal punto di vista creativo ed economico alla realizzazione di un altro docufilm che descrive in modo nuovo la relazione della cura e racconta esperienze e stereotipi legati al mondo dell’anzianità, cercando nuove soluzioni di convivenza e benessere per tutti.
Senectus Open è un docu-film di Isa Traversi realizzato in collaborazione con il Teatro Franco Parenti.
Attraverso incontri e interviste con alcuni artisti della casa di riposo per musicisti Giuseppe Verdi di Milano (Hisae Terakura, Hiroshi Terakura, Mary Jo Lindsey, Claudio Giombi e Angelo Zanotti) il docufilm restituisce uno spaccato di suggestioni personali, ricordi vivi e rimossi, desideri e non detto. L’ascolto dell’emozione perduta filtra attraverso la parola arrivando a una dimensione pubblica.
Dopo la preview di giugno al Teatro Franco Parenti sono in programmazione una serie di proiezioni pubbliche nella città di Milano.
Il percorso che ha portato alla realizzazione del docufilm nasce con un una serie di laboratori su corpo memoria e desiderio nel vissuto degli anziani
dal titolo “Il Corpo della Grande Età” a cura di Isa Traversi
che si sono svolti tra gennaio e giugno 2023.
Come racconta la regista e coreografa “Le geografie della vecchiaia sono avventure di gruppo in cui sviluppare un personale percorso creativo attraverso gesto, parola, suono. Stimoli che diventano linguaggi condivisi e specchi di reciprocità in cui riflettersi e comunicare.
C’è una fascia di età sempre esclusa quando si parla di corpo, ma il corpo dei vecchi non è un cimitero d’auto, non è muto, è vita, memoria, testimonianza e idea di futuro.
In una società come la nostra la vecchiaia può diventare trappola di disagio e passività, dove è facile chiudersi e perdersi ai margini della vita.
Stimolare e ritrovare linguaggi comuni è un momento generatore di senso che aiuta a reagire a disagi e sofferenze, ed è il corpo che ci insegna a esplorare ed esprimere ciò che nel corso del tempo vi si è sedimento in preziose miniere.
Un corpo che ha vissuto lungamente, in cui è sedimentata l’esperienza di una vita ,è luogo di riconoscimento di valore testimoniale e sociale, è via esperienziale che abita il mondo e la storia, e spesso nasconde vitalità disattese e trascurate.
Questo laboratorio teatrale sinestetico e creativo, è perfetto per la Grande Età,
e si sviluppa a partire da suggestioni personali, riemersioni del ricordo, del rimosso, del desiderio.
Il lavoro sul movimento è la prima occasione per tornare in contatto col sé profondo, per sentirsi amati e ascoltati, per comunicare e creare relazioni cogliendo sostegno nella reciprocità.
Naturalmente non è richiesta alcuna preparazione fisica, né idoneità specifica e nemmeno un abbigliamento ad hoc. È invitato a partecipare anzi chi pure abbia problemi motori anche importanti, chi utilizzi appoggi, chi faccia fatica a muoversi o sia in carrozzina.
Basta la disponibilità ad effettuare semplicissimi gesti, o anche solo pensarli, per ritrovarsi in una più profonda relazione con se stessi e gli altri”.
Dopo la positiva esperienza Careseekers, nel 2024 la fondazione ha collaborato dal punto di vista creativo ed economico alla realizzazione di un altro docufilm che descrive in modo nuovo la relazione della cura e racconta esperienze e stereotipi legati al mondo dell’anzianità, cercando nuove soluzioni di convivenza e benessere per tutti.
Senectus Open è un docu-film di Isa Traversi realizzato in collaborazione con il Teatro Franco Parenti.
Attraverso incontri e interviste con alcuni artisti della casa di riposo per musicisti Giuseppe Verdi di Milano (Hisae Terakura, Hiroshi Terakura, Mary Jo Lindsey, Claudio Giombi e Angelo Zanotti) il docufilm restituisce uno spaccato di suggestioni personali, ricordi vivi e rimossi, desideri e non detto. L’ascolto dell’emozione perduta filtra attraverso la parola arrivando a una dimensione pubblica.
Dopo la preview di giugno al Teatro Franco Parenti sono in programmazione una serie di proiezioni pubbliche nella città di Milano.
Il percorso che ha portato alla realizzazione del docufilm nasce con un una serie di laboratori su corpo memoria e desiderio nel vissuto degli anziani
dal titolo “Il Corpo della Grande Età” a cura di Isa Traversi
che si sono svolti tra gennaio e giugno 2023.
Come racconta la regista e coreografa “Le geografie della vecchiaia sono avventure di gruppo in cui sviluppare un personale percorso creativo attraverso gesto, parola, suono. Stimoli che diventano linguaggi condivisi e specchi di reciprocità in cui riflettersi e comunicare.
C’è una fascia di età sempre esclusa quando si parla di corpo, ma il corpo dei vecchi non è un cimitero d’auto, non è muto, è vita, memoria, testimonianza e idea di futuro.
In una società come la nostra la vecchiaia può diventare trappola di disagio e passività, dove è facile chiudersi e perdersi ai margini della vita.
Stimolare e ritrovare linguaggi comuni è un momento generatore di senso che aiuta a reagire a disagi e sofferenze, ed è il corpo che ci insegna a esplorare ed esprimere ciò che nel corso del tempo vi si è sedimento in preziose miniere.
Un corpo che ha vissuto lungamente, in cui è sedimentata l’esperienza di una vita ,è luogo di riconoscimento di valore testimoniale e sociale, è via esperienziale che abita il mondo e la storia, e spesso nasconde vitalità disattese e trascurate.
Questo laboratorio teatrale sinestetico e creativo, è perfetto per la Grande Età,
e si sviluppa a partire da suggestioni personali, riemersioni del ricordo, del rimosso, del desiderio.
Il lavoro sul movimento è la prima occasione per tornare in contatto col sé profondo, per sentirsi amati e ascoltati, per comunicare e creare relazioni cogliendo sostegno nella reciprocità.
Naturalmente non è richiesta alcuna preparazione fisica, né idoneità specifica e nemmeno un abbigliamento ad hoc. È invitato a partecipare anzi chi pure abbia problemi motori anche importanti, chi utilizzi appoggi, chi faccia fatica a muoversi o sia in carrozzina.
Basta la disponibilità ad effettuare semplicissimi gesti, o anche solo pensarli, per ritrovarsi in una più profonda relazione con se stessi e gli altri”.